«È un paese strano Agelli. Appollaiato sui monti, a più di mille metri sul mare, è sempre pieno di sole, anche d’inverno. La primavera, che delizia! I prati profumano, la terra profuma. Le case profumano sempre. D’estate di pan fresco, d’autunno di mele, d’inverno e sempre di anici. Ora non puzzano più: gli animali non ci sono più. Ma allora, quando le aie vicine profumavano di raccolto che veniva dai campi ubriachi di sole, le stalle, sì, puzzavano. D’una puzza non ingrata. Ora la gente non c’è più: è in Venezuela nel Canada in Argentina in Germania a far soldi per pagare il Pibigas. Ecco, c’è puzza di gas e di benzina ora in paese. E c’è suon di quattrini anche. C’è odor di caffè e di qualche goccia di Cotì. Chi li coltiva più i fagioli? O l’uva?»
La storia di Aielli, come tutte le storie, è lunga, antica e complessa. Affonda le sue radici nella memoria dei valorosissimi Marsi, attraversa Roma, il Medioevo, il Rinascimento, raccogliendo intanto catastrofi, distruzioni e ricostruzioni, terremoti e rivoluzioni, passando nei secoli sempre là, alle pendici del Sirente, affacciato sul Fucino, che intanto da acqua diviene terra e trasforma la vista e la vita degli uomini che con lui conducono l’esistenza. Nel viaggio millenario di questo pezzetto d’Abruzzo bisognava però trovare un punto da cui partire, un punto che fosse l’inizio della nostra piccola storia. Si è scelto allora un brano di Giuseppe Gualtieri, scrittore aiellese trapiantato in America, in cui il nostro paese è dipinto in un’atmosfera come di sogno, sospeso tra un passato pittoresco fatto di terra, bestie e contadini; e un futuro disincantato, guardato con sospetto, e con un timore che è forse già curiosità. L’odore del gas e del caffè rimpiazza quello dei prati e degli anici, muove una strana malinconia, come la nostalgia di una vita perduta, che sempre più somiglia a un vecchio romanzo. Il tempo passa e i contadini si trasformano, partono e alcuni tornano, portando novità da altri mondi. Eppure, per quanto si sia affezionati al passato e si continui a raccontarlo nelle storie e nei proverbi, il futuro è prepotente e gli uomini ci fanno i conti cambiando, proprio come i pescatori del Fucino dovettero al loro tempo farsi contadini.
Oggi Aielli è ancora uno strano paese, e continua la sua trasformazione, teso come una corda tra il passato e il futuro, tra la terra e il cielo. L’odore della natura è forte e presente, la montagna è conosciuta e praticata, le terre si coltivano sempre, anche se in modi diversi, e c’è perfino chi fa ancora il vino! La tradizione sta tra le strade e nei fatti, nel quotidiano vivere della gente. Intanto però il tempo bussa alla porta, incombe, e non smette di esigere scelte che rispondano a condizioni che sono sempre nuove, anche in un paese che può sembrar vecchio come il mondo. I paesi sanno che per rispondere all’urgenza del presente bisogna vivere la memoria non come una zavorra di scorci ameni e nostalgici, perduti, ma piuttosto come una valigia di strumenti con cui orchestrare il futuro, un materiale plastico e risuonante, con cui costruire secondo le proprie visioni. Si può pensare il passato per ricostruire paesi in cui vivere insieme alla natura e ai suoi profumi, ma anche in sintonia con un mondo nuovo, connesso e globalizzato, in cui nuove sfide si impongono, di fronte alle quali non ci si può più nascondere nell’isolamento del villaggio. I paesi non sono più ai margini, lontani e ignari della storia del mondo. Possono offrire invece altri modelli di vita, possono mostrare prospettive nuove, coraggiose, a volte sovversive, quando sanno ripensare il passato senza nostalgia, e sognare il futuro senza timore. Grazie al lavoro del laboratorio storico “Don Andrea Di Pietro” gestito da Mario Palerma e Maurizio Di Censo, il dialogo con la storia ad Aielli è da tempo vivace e ha saputo orientare, anche insieme alle amministrazioni, un recupero del passato locale in una chiave innovativa e rivolta alla comunità. Si è riscoperta così la memoria di Filippo Angelitti, astronomo nato ad Aielli nel 1856 e poi divenuto direttore e professore ordinario presso l’osservatorio astronomico di Palermo. La memoria di questo nostro avo ha fatto in modo che l’astronomia diventasse il tema centrale attorno a cui far ruotare una rinascita aiellese cominciata già nel 1998, grazie al sindaco Benedetto Di Pietro e alla sua amministrazione, con la riapertura della Torre medievale diventata sede di un Osservatorio Astronomico, di un Museo del Cielo e di una biblioteca/videoteca scientifica. Da allora la struttura ha vissuto vicende alterne fino al 2009, anno del terremoto dell’Aquila, che ne ha decretato una nuova chiusura e la messa in sicurezza. Nel 2015 quel progetto è stato ripreso e sostenuto dalla nuova amministrazione guidata da Enzo Di Natale, che ha riaperto la Torre delle Stelle e portato avanti una grande scommessa sulla cultura, l’arte, la scienza e la valorizzazione delle ricchezze aiellesi all’interno di un terreno sociale vivo, ricco di associazioni e di interessi, che si è mostrato da subito pronto ad accogliere tale scommessa.
Il primo murales è stato realizzato ad Aielli Stazione dall’artista abruzzese Alleg (Andrea Parente), che è stato poi il direttore artistico del festival per i primi due anni. In quella sua prima opera Alleg rappresentò la drammaticità del terremoto del 1915 e insieme la forza degli aiellesi, che seppero ricostruire e rinascere dopo quella catastrofe. Fu grazie a quella prima opera e agli incontri che si avviarono allora tra l’artista, l’amministrazione e le varie associazioni del paese, che nacque l’idea del Festival Borgo Universo come un modo per raccontare attraverso l’arte la storia di Aielli e il suo vitale rapporto col cielo. Il festival ha preso vita nel 2017, organizzato da Primavera e Libert’aria, con l’aiuto di alcuni ragazzi di Capistrello organizzatori di Arzibanda e con la partecipazione della DMC Marsica di Giovanni D’amico. Aris, Gio Pistone, Never2501, Guerrilla Spam, Sam 3, Luca Zamoc, Nic Alessandrini e Dem, sono i nomi degli artisti che Aielli ha ospitato durante la prima edizione. In quei giorni il paese, immerso in una gioia frenetica, si è visto riempito di arte, pennelli, musica, teatro, telescopi, mani in pasta… l’intera comunità è stata coinvolta nell’organizzazione e nel clima del festival che ha reso Aielli un luogo vivo e frizzante. Intanto sono cominciati i lavori sui muri e la gente ha aperto le finestre, si è affacciata per curiosare e si è scambiata opinioni per strada… gli anziani e i bambini, che, come si sa, sono affini, hanno osservato con la stessa passione e facendo domande. Si è passati presto ai caffè, alle genziane, ai pranzi e alle cene, e così si è condivisa l’estate.
Intanto il paese è diventato un museo a cielo aperto raccontando “Borgo Universo” e cioè il dialogo che un piccolo borgo può avere con l’immenso cielo; ma anche il coraggio di accogliere l’altro, il diverso, seppur studiandolo al telescopio, con una curiosità che può sembrare sospetto. Nel 2018 nuovi artisti hanno dipinto sui muri di Aielli: Ericailcane, Angie Mazzulli, Yuri HOPPN, Sbrama, Emajons e Alberto Cicerone. Tra tutte però, l’opera “Fontamara” ha fatto conoscere Aielli a livello nazionale, con uscite sulle testate più note, e soprattutto ha donato al paese l’occasione di vivere un’esperienza magica, unica e irripetibile. Alleg è stato il motore della folle impresa che ha voluto trascrivere integralmente il romanzo “Fontamara” su di un muro speciale, ai piedi della torre delle stelle e affacciato sul Fucino, terra natìa di Ignazio Silone, nei quarant’anni dalla sua morte. Fontamara rimane ancora l’opera più straordinaria che conserviamo ad Aielli, non tanto per l’impatto visivo che provoca o per la grandezza dell’impresa, quanto per l’esperienza collettiva che quel muro è riuscito a generare. Quella strana e caparbia avventura ha attratto persone da più parti a curiosare, e il più delle volte ci sono rimaste attaccate per la passione di condividere un pezzo di quel cammino. Insieme si è riletto e riscritto il testo siloniano, sono nate amicizie e forse anche amori sotto quel muro che intanto è diventato un luogo, un luogo di scambio, di partecipazione e di incontro. Lo ricordiamo con le parole di Alleg: “Mettere l’opera sul muro è servito a generare un luogo fisico di dibattito, di condivisione, un momento in cui sta continuando una storia da dove Silone l’ha interrotta: il libro infatti termina con una domanda, che è un’apertura.”
La domanda, semplice e insieme tanto complessa, è “che fare?”; e i cafoni sono tutti quelli che soffrono e che lottano insieme, provando intanto a rispondervi. Tante risposte sono nate da quella domanda e tante dovranno nascerne ancora, perché Fontamara continua a sprigionare una forza che si diffonde e genera sempre nuove vicende. Per citarne alcune: l’audiolibro registrato dall’associazione Libert’Aria che è stato poi riprodotto in filodiffusione nel paese il primo maggio del 2020, la maratona di lettura e gli eventi teatrali… Poi, altri due muri da leggere e da condividere: la Costituzione italiana nel parco giochi dedicato ad Angelo Vassallo, e la Divina Commedia, per i 700 anni della morte di Dante, fortemente voluti dal sindaco Enzo Di Natale e realizzati anche in collaborazione con l’artista aiellese Angie Mazzulli. Nel 2019 l’organizzazione del festival è passata nelle mani dell’associazione Comunicare e la direzione artistica è stata affidata ad Antonio Palumbo. In quell’anno l’artista Okuda San Miguel ha realizzato l’opera Illuminary Palace: un’esplosione di colore e allegria, ma anche un gioco di luci e geometrie che si integrano con l’ambiente e con le architetture. Ne è nato presto un fenomeno social di curiosità e divertimento, che ha incrementato la voglia di scoprire il borgo e i suoi murales, da usare come set fotografici per immagini sempre più originali e ricercate. Intanto la Torre delle Stelle ha inaugurato, con la passione e il sapere di Paolo Maria Ruscitti e Carlo Maccallini, il Museo della luna, dedicato ai 50 anni dello sbarco sul nostro satellite; e ha sviluppato sempre di più le osservazioni astronomiche, i laboratori e le varie attività scientifiche che continuano ad attirare oggi decine di visitatori.
Si è riscoperto poi, grazie a Giovanna Visci, un altro prezioso frammento della nostra storia all’interno della mostra “Costellazioni Archeologiche”. Quattro costellazioni per quattro reperti archeologici rinvenuti ad Aielli, tra cui il disco di bronzo con “la Chimera”, risalente al VII sec. A.C. e ritrovato verso la fine del 1800. Quell’anno Giovanna, mossa dal desiderio di raccontare le opere, le strade e la storia di Aielli, ha dato vita ai primi tour dei murales, un modo empatico e coinvolgente di valorizzare il paese e il museo a cielo aperto che ha avuto un grande successo. Grazie a Giovanna si è creato un primo team di guide locali, Martina Gentile, Emanuela Ponari e Marianna Nucci, che hanno poi continuato ad implementare i tour negli anni successivi. I tour dei murales e le attività svolte all’interno della Torre delle Stelle hanno permesso a Borgo Universo di “sopravvivere” al 2020, l’anno più fortemente caratterizzato dalla pandemia. Sebbene l’emergenza COVID abbia impedito l’organizzazione di un vero e proprio festival, questo ha fatto in modo che ci si rimboccasse le maniche per inventare nuovi modi di vivere esperienze artistiche, culturali, scientifiche e umane in paese. In maniera perfino inaspettata durante l’estate del 2020 il flusso di turisti e visitatori è aumentato esponenzialmente, di certo anche sulla spinta della situazione pandemica che ha cambiato le abitudini e le mete dei viaggiatori. Si è riscoperto un turismo più consapevole e responsabile, diretto verso mete meno note ma comunque piene di ricchezze; da poter visitare stando all’aria aperta e in sicurezza, rigeneranti per il corpo e per la mente, con una ridotta capacità di spesa e, magari, a breve percorrenza. Le strade del paese sono state travolte dagli sguardi curiosi di turisti da tutta Italia, i tour dei murales partivano a diverse ore del giorno, si è messo in piedi un info point nella piazza del paese gestito dai ragazzi di Aielli e del Servizio Civile, la Torre delle Stelle brulicava di visitatori, bambini e appassionati.
Quell’estate si è cominciato a capire che ad Aielli poteva nascere una microeconomia turistica che avrebbe potuto coinvolgere il paese, la comunità, e l’intero territorio circostante. Le attività commerciali e i servizi di accoglienza e ristorazione già presenti hanno risposto ad una domanda cui forse non si era perfino preparati. Sono nate nel tempo nuove strutture come b&b o trattorie, e in molti giovani, di Aielli e non solo, è nata la voglia di mettersi in gioco con nuove imprese, attività e investimenti. Il paese non si era mai visto tanto ricco e pieno di vita, e la comunità, dapprima divertita, sorpresa, a volte perplessa di fronte a quell’insolito scenario, ha poi imparato a convivere con il continuo passeggio di volti sconosciuti, col dover dare informazioni e scattare foto ai turisti. Anche i bambini hanno imparato a vivere in questa nuova atmosfera: non è raro incontrare Daddi (la nostra mascotte di nove anni) che fa da guida a visitatori spaesati in cambio di un gelato o qualche spiccio. In questa manciata di anni Aielli ha vissuto evoluzioni continue e la comunità ha assistito a un interesse crescente per questa piccola storia, testimoniato dalle visite sempre maggiori nonché dalla crescita esponenziale delle pagine social e delle uscite su riviste specializzate, quotidiani, telegiornali e programmi televisivi. Il successo forse inaspettato dei tour e la necessità dei servizi ad esso connessi come l’info point, hanno in qualche modo costretto l’associazione Comunicare a trasformarsi a sua volta. Quasi senza rendersene conto, si era riusciti a creare un’opportunità lavorativa sostenibile e un’attività economica che l’associazione non era più in grado di strutturare e gestire. Da questa necessità sono nate nuove discussioni e confronti in paese, tra le associazioni e l’amministrazione, che hanno infine spinto buona parte dei giovani aiellesi a fare un passo successivo e una scommessa ulteriore, fondando una cooperativa di comunità. Il primo dicembre del 2020, cinque ragazzi infreddoliti ed emozionati firmavano le famose “carte” (per alcuni di loro erano le prime carte importanti di quel genere) e diventavano soci fondatori della Cooperativa di Comunità La Maesa. C’era Pierluigi, il presidente e il leader che traina e unisce le forze. C’era Pasquale che vive e lavora in Germania con sua moglie Ambra e la piccola Libera, ma passando la paternità ad Aielli se ne innamora. C’era Antonio, il direttore artistico del festival, che crede con energia nel progetto e che testimonia, insieme a Pasquale, la rete di incontri e di scambi che ha generato Borgo Universo. Ci sono poi Emanuela e Martina, le “touraliste”, e Pierluigi (“Nolleeetti!”) che dirige sapientemente l’info point. Con loro ci sono altri trenta soci, altri trenta ragazzi di Aielli e non solo, che hanno deciso di credere in questo progetto. “La Maesa” è la terra pronta per essere seminata. Il nome lo ha proposto Antonio, uno dei soci che lavora la terra del Fucino. La Maesa è una scommessa, è un sogno da coltivare. Questa terra è stata preparata da una comunità intera, dalle associazioni, dall’amministrazione, da tutti coloro che si sono messi in gioco partecipando negli anni. I giovani che l’hanno oggi ereditata vogliono provare a curarla seminando idee e visioni che forse potranno un giorno concretizzarsi. Nel suo primo anno di vita la cooperativa è riuscita ad accedere a diversi fondi (bandi, sponsor, affidamento dal comune di Aielli) che le hanno permesso innanzitutto di affrontare le spese di costituzione e poi di organizzare la nuova edizione del Festival realizzando nuove opere di street art nel 2021. Soprattutto però ha potuto implementare i servizi di accoglienza turistica, che costituiscono le attività principali di questa piccola impresa: dall’info point alle visite guidate fino alla segnaletica e alla comunicazione. Anche durante l’ultima estate Borgo Universo si è confermata una storia vincente, che ha saputo attirare come una calamita turisti da tutta Italia e non solo: più volte, durante gli ultimi mesi, le guide hanno dovuto cimentarsi in tour in inglese per raccontare il nostro paese a visitatori tedeschi, americani, spagnoli, fino all’ambasciatrice palestinese, che ci ha onorati di una sua visita e con cui è nato un dialogo.
Il tour dei murales ha continuato ad emozionare i visitatori, che hanno incontrato sul loro cammino non una guida turistica, ma una persona inserita nel territorio che ha potuto condurli in esperienze forti ed entusiasmanti, umane e familiari. I ragazzi impegnati nella gestione dell’info point hanno saputo parlare e relazionarsi con i volti e le voci più disparate, riuscendo ogni volta a venire incontro alle esigenze e alle richieste dei visitatori, rendendo quel piccolo punto del paese un centro nevralgico di fondamentale importanza, su cui molto si è lavorato e su cui ancora molto lavoro resta da fare. Gli artisti Millo, Marina Capdevila, Agostino Iacurci e Bastardilla hanno continuato ad arricchire il nostro museo a cielo aperto, senza contare il maestoso muro della Divina Commedia, inaugurato dal ministro della Cultura Dario Franceschini, che si è mostrato ammirato ed entusiasta visitando il nostro paese. Quel che si è fatto ad Aielli non è solo una riqualificazione urbana, che pure c’è stata, ma un’esperienza dall’impatto forte e profondo nel tessuto sociale. Borgo Universo ha aperto le porte all’esterno per far entrare la diversità che è ricchezza, ha ampliato gli orizzonti del paese che ha trovato così l’occasione di conoscere il mondo senza uscire dal proprio. Il valore dell’incontro e della partecipazione è la chiave di volta di questo lavoro, che è nato dalla comunità e in essa vuole tornare. Tutto questo è per noi soltanto l’inizio di un cammino ancora da fare. Se le conferme sono state numerose, è anche vero che gli obiettivi, i sogni e le ambizioni non smettono mai di crescere incutendo spesso timore. Nel futuro della cooperativa vediamo non solo lo sviluppo e il diversificarsi sempre maggiore dei tour e delle visite guidate, delle escursioni naturalistiche e ambientali e dell’info point; ma anche la nascita di servizi pensati apposta per la comunità e non solo diretti al turista.
Questa esperienza di cooperazione vuole essere un’occasione per accrescere il benessere socioeconomico della comunità e vuole offrire ai giovani di Aielli e del territorio nuove opportunità lavorative, perché possano avere quantomeno il diritto di decidere se restare o lasciare queste terre. Lo sguardo è rivolto al microcosmo di abitanti di questo piccolo Appennino, ci auguriamo che molti possano partecipare a questo cammino e beneficiarne, e che questa avventura coinvolga nel tempo altri mondi vicini, favorendo la costruzione di una rete che riunisca una realtà territoriale ancora molto frammentata e realizzando il sogno di poter incontrare, in un piccolo borgo, l’universo intero. Prima di chiudere il nostro racconto vorremmo ringraziare Enzo Di Natale e l’amministrazione che hanno guidato questa rinascita; Libert’Aria, la Torre delle Stelle e le altre associazioni che hanno reso la vita aiellese così stimolante; e infine tutti gli aiellesi che hanno saputo sognare, partecipare e trasformarsi, senza farsi logorare dal tempo. Ne ringraziamo due su tutti, come rappresentanti di una comunità: Pierluigi, emblema di chi è tornato per restare con il coraggio di investire nel futuro; e nonno Tonino, che tutti i giorni passeggia e riposa intorno ai murales e in mezzo a noi giovani, che ha accompagnato Alleg leggendo Fontamara sul muro, e che tante volte ha visto il suo paese trasformarsi e ha saputo meravigliarsene. Chiudiamo con poche sue parole, semplici, belle, piene di storia e insieme, ancora, di sete per il futuro: “ier’ so fatt novant ann, a n’atr poc m’n’ vaij, i tutta sta gent ad Aej nn l’eva vista mai”.